domenica 17 dicembre 2017

Addio alla Net Neutrality, ecco il perché...


Prima di partire con l'articolo vero e proprio, vi dovrò dare qualche dritta per spiegare che cos'è la Net Neutrality. Non si tratta altro che il principio che garantisce che gli operatori telefonici svolgano soltanto il ruolo di trasmettitori, senza che questi possano discriminare utenti, comunicazioni o accessi, corsie preferenziali per i fornitori di contenuti disposti a pagare gli operatori telefonici.

Dopo mesi di trattative in atto, nelle scorse ore la Federal Communications Commission, meglio conosciuta come FCC, ha deciso di abolire la Net Neutrality. Si tratta(va) di uno dei principi cardine di internet, secondo cui ogni contenuto presente online subiva lo stesso trattamento in termini di fruibilità.

Ma cosa comporterà questo cambiamento?

Fino ad oggi, infatti, ogni cosa presente online, che fossero foto, video, audio, testo e via dicendo, non subiva discriminazioni in termini di velocità di accesso. Questo è il concetto di Net Neutrality a livello globale: non porre paletti nella velocità di fruizione di un servizio in rete. Ma da adesso non è più cosi, anche se per il momento “solo” negli USA.

Il 26 febbraio 2015, durante il governo Obama, i commissari della FCC avevano approvato, con tre voti a favore e due contrari, una proposta di legge per garantire la neutralità, trasformando Internet come un servizio di pubblica utilità e comportando così la possibilità della Commissione di imporre regole più severe ad aziende private che forniscono reti come Comcast, Verizon e AT&T. Nonostante tutto, i repubblicani non erano d'accordo su questa idea, sostenendo che la neutralità della rete costituisce un limite al libero mercato nel settore delle telecomunicazioni, sottoporre al diritto di poter pagare di più per ottenere una migliore qualità dei servizi di distribuzione.

Questo significa che andrà a creare una frammentazione del web, quindi invece di pagare un unico abbonamento che comprenda l’accesso a qualsiasi sito web, al suo posto saranno presenti dei pacchetti, con un funzionamento molto simile a quanto visto con le tv satellitari, provate ad immaginare come sarebbe un'altra tipo di realtà in Internet, dove per guardare i video bisogna pagare 10 euro al mese, con accesso libero a siti come Netflix, YouTube e via dicendo. Oppure 5 euro per la Musica, con servizi come Spotify, SoundCloud e Deezer.

Succederà la stessa cosa anche in Europa e in Italia? Per il momento non sì sa ancora, anche se in Europa si è già accesso il dibattito politico, visto che a rimetterci saranno in primis le piccole realtà, penalizzate da velocità inferiori e che non potranno permettersi di pagare gli operatori per godere di libero accesso, quindi teniamoci pronti, perché se già non abbiamo abbastanza libertà in Italia con questa scelta la si renderà ancora meno libera di prima, favorendo di più alle aziende piuttosto che all'utenza.

Si spera che questo non accada anche a noi...
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