La University of California Santa Cruz ha scoperto ben altri quattro pianeti che orbitano attorno a tau Ceti, stella simile al Sole per dimensione e brillantezza distante "appena" 12 anni luce da noi (ma è visibile anche ad occhio nudo).
I pianeti hanno una massa fino a 1.7 volte quella terrestre, e proprio per la loro dimensione e posizione rispetto alla stella di riferimento vengono definiti dagli astronomi "abitabili". Non è inoltre escluso che possa esserci anche acqua in superficie.
A riscontrare particolare interesse tra gli studiosi è il metodo impiegato per individuare nello spazio i quattro pianeti: tramite l’analisi delle oscillazioni del movimento della stella (con una sensibilità di 30 centimetri al secondo), è stato possibile “separare” i segnali di tau Ceti da quelli provenienti dai pianeti stessi che orbitano attorno alla stella, così come spiegato dal Professore di Astronomia e Astrofisica alla UC Santa Cruz Steven Vogt. Tali risultati sono il frutto di lunghi studi condotti negli anni precedenti: uno degli scienziati impegnati nella scoperta, Mikko Tuomi, ho infatti spiegato come già nel 2013 fosse stato sviluppato un sistema capace di separare i segnali provenienti dai pianeti da quelli causati dall’attività di una stella, distinguendo di fatto le lunghezze d’onda da questi generate.
Le ricerche in atto stanno cercando di oltrepassare il limite attuale dei 30 centimetri al secondo, con l’intento di raggiungere un livello di sensitività pari a 10 cm/s.
"La nostra rilevazione di tali deboli scosse è una pietra miliare nella ricerca di pianeti simili alla Terra e nel capire il perché dell’abitabilità della Terra attraverso il confronto con questi pianeti analoghi", ha spiegato Fabo Feng della University of Hertfordshire (UK). "Abbiamo introdotto nuovi metodi per rimuovere il rumore nei dati per rivelare deboli segnali planetari".
Dei quattro individuati, i due pianeti più esterni sembrano essere i principali candidati ad ospitare forme di vita, anche se l'esistenza di asteroidi potrebbe comprometterne la presenza.
Prosegue dunque la ricerca di forme di vita nello spazio e, come anche questo studio insegna, per aumentare le probabilità di successo bisogna puntare i telescopi verso quelle stelle che presentano caratteristiche simili a quelle del nostro Sole.
Un inchino dal vostro Stegon! :)