mercoledì 2 agosto 2017

DPI, PPI e TPI: cosa sono?


Avete mai sentito parlare uno di questi tre termini? Di sicuramente sì, ma se vi siete dimenticati o non sapete proprio il significato di questi termini, allora quest'oggi vi aiuterò a farvi fare una bella ripassata per il campo fotografico e grafico, cominciamo:

DPI
DPI (Dots Per Inch) si traduce come ”punti per pollice”. Questo valore indica il numero di punti che si trovano in un pollice. Il termine DPI però viene utilizzato principalmente nel mondo della stampa. Esso indica la definizione di stampa e stabilisce il numero di punti stampati per ogni pollice, quindi maggiori saranno i DPI e maggiore sarà la quantità di immagine stampata in quella porzione di foglio.
Voi però sicuramente starete pensando ”ma com’è possibile, questa sigla l’ho vista anche durante la digitalizzazione di un documento con lo scanner”; ebbene si, in questo caso è lecito. Il DPI conta per la scansione perché si sta traducendo qualcosa da pollici a pixel, più alto sarà questo valore e più sarà alta la risoluzione.

PPI
Il termine PPI lo troviamo sempre in ambito di display e densità di pixel. La sigla sta per Pixel per Inch e letteralmente si traduce come ”pixel per pollice”. Questo valore assume un significato sia in fase di visualizzazione dell’immagine che in fase di stampa.
Esiste però un limite da tenere sempre in conto, i nostri occhi. L’occhio umano è in grado di definire un’immagine con una densità di pixel pari a 270 PPI alla distanza di 40cm che arrivano a superare i 300 una volta avvicinato l’occhio al display.

LPI
Ed infine arriviamo ad LPI (Lines per Inch), che letteralmente significa Linee per pollice. Essa non è altro che una misura di quante siano vicine le linee di una griglia mezzetinte. La qualità del dispositivo o dello schermo della stampante determina l'altezza del LPI, più è alta, maggiore sarà il dettaglio e nitidezza. Spesso viene utilizzato questa tecnica nelle riviste e i giornali ed anche nella tavoletta grafica. Per utilizzare in modo efficace l'intera gamma di LPI disponibili in un sistema a mezzitoni, un'immagine selezionata per la stampa generalmente deve avere 1,5-2 volte il numero di campioni per pollice (SPI). Ad esempio, se il dispositivo di output di destinazione è in grado di stampare a 100 LPI, una gamma ottimale per un'immagine di origine sarebbe 150-200 SPI. Utilizzando meno SPI di questo non avrebbe pienamente utilizzato l'LPI disponibile della stampante; Utilizzando più SPI di questo supererebbe la capacità della stampante e la qualità sarebbe effettivamente persa.

Errori frequenti
Uno degli errori più frequenti, fatto dai fotografi sia in ambito amatoriale che professionale, è quello di credere che il concetto di DPI e PPI vada ad incidere anche nei file da visualizzare in ambito web. Cambiare questi valori non incide sulla risolutezza e sul dettaglio dell’immagine mostrata a video. Ciò accade perché ogni monitor possiede una specifica densità di pixel per pollice e questo valore non può variare come accade in fase di stampa con una stampante. In soldoni tutto questo vuol dire che se per esempio il nostro dispositivo è dotato di un display con densità di pixel pari a 300 PPI e diamo in pasto un’immagine salvata a 150 PPI, questa per ovvi motivi verrà visualizzata sempre a 300 PPI senza cambiare la sua risoluzione.
Quanto detto precedentemente serve a farvi capire che in ambito web non ha senso parlare di DPI/PPI bensì occorre ragionare in termini di pixel. Questi ci permettono di capire quanto l’immagine è effettivamente grande.

Come si calcolano i PPI?
A questo ci verrà d'aiuto il teorema di Pitagora. Basta prendere la diagonale dello schermo in questione, misurarla in pollici e questa sarà l’ipotenusa dei nostri due triangoli rettangoli immaginari formatisi con la diagonale tracciata in precedenza. Per sapere quanti pollici ci sono per ogni pixel della diagonale tracciata basterà calcolare la radice quadrata della somma dei due cateti (le dimensioni orizzontali e verticali dello schermo in termini di pixel). Questa formula è valida solo con display dotati di matrice RGB, per altri tipi di display invece va adattata.

Tiriamo le somme
Nella pratica, in sostanza, ci sono diverse situazioni in cui è necessario conoscere queste basi teoriche. Immaginiamo di voler stampare una foto a 300 DPI e sappiamo che il nostro schermo riproduce 200 PPI. In questo caso guardando la foto al 100% avremo una densità di pixel 1,5 volte più bassa di quella che risulterà su carta. La situazione ideale sarebbe quella di lavorare questo genere di file su uno schermo dotato di densità di pixel pari a 300 PPI.

Ovviamente discorso a parte va fatto per l’ambito web dove si presuppone che non tutti gli utenti siano dotati di display con densità di pixel elevate e per limitare questo problema basterà lavorare su un ingrandimento che pareggi la densità con quella più comune di 100 PPI.


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